Nel paese della scrittura convivevano da tanto tempo la comunità dei numeri e la comunità delle lettere. Era un paese molto ospitale e tranquillo dove si lavorava instancabilmente.
I numerosi visitatori potevano decidere se stare nei palazzoni dei numeri, dove trovavano stanze ordinatissime con finestre che si affacciavano su lontani orizzonti oppure se andare nei chiassosi quartieri delle lettere, in collina, al mare, in cima a una montagna o in un condominio di periferia. Vi era anche chi amava stare con gli uni e con gli altri. In genere erano quelli che si fermavano più a lungo e guardavano con attenzione tutto ciò che accadeva senza lasciarsi sfuggire nulla.
Un giorno uno di questi visitatori assistette ad una vicenda che ha dell’incredibile e che adesso vi racconto.
QUANDO LO ZERO INCONTRA LA O (il bello di essere amici)
In una calda serata d’estate, approfittando del fatto di essere abbastanza magri, dalla saracinesca abbassata di un negozio erano sgusciati fuori i fratelli ZERO, andandosi a sedere nel bar di fronte a sorseggiare una bibita fresca.
Uno diceva: "Ecco noi non contiamo niente quando siamo da soli ma se ci mettiamo dietro agli altri numeri diventiamo improvvisamente importanti" e l’altro soggiungeva: "In questo caso, più siamo più diventiamo importanti; specialmente in certi posti dove si affolla gridando gente molto ricca e avida." Mi sono proprio stufato di stare dietro la vetrina appiccicato sul cartellino" disse ad alta voce il primo fratello.
Nel tavolo accanto c’erano sedute due lettere tra le più simpatiche e allegre: i fratelli O, che all’apparenza sembravano somigliare ai fratelli ZERO.
"Possiamo esservi di aiuto noi" disse uno dei fratelli O "voi avete bisogno di guardarvi un po’ in giro per scoprire che il mondo non è poi così brutto. Se volete prenderemo noi il vostro posto per questa notte e per tutto il giorno di domani...".
"Magari!" esclamarono i due fratelli ZERO guardandosi negli occhi.
Fu così che i fratelli O si introdussero con un po’ di fatica, perché un po’ più grassi, dentro il negozio e presero posto sul cartellino dove prima c’erano i fratelli ZERO.
L’indomani mattina Sara stava andando a scuola e, come tutti i giorni, passava proprio davanti a quella vetrina dove erano esposte scarpe per uomo, per donna e anche per ragazzi.
Sara si fermò un attimo e vide proprio le scarpe che tanto desiderava: sportive e pratiche, ma anche un pizzico eleganti, bianche con dei profili rosa come le erano sempre piaciute.
Le scarpe che indossava, infatti, erano un po’ logore e le stavano un po’ strette e la mamma le aveva promesso che alla fine del mese avrebbero comprato le scarpe nuove, ma Sara sapeva che non sarebbero state quelle perché costavano troppo.
Quel giorno però, guardando il cartellino del prezzo, ebbe l’impressione che i due ZERO sembrassero due faccine e che, dall’interno della vetrina, le strizzassero gli occhi e la invitassero ad entrare. Così Sara entrò nel negozio appena aperto e chiese: "Quanto costano quelle scarpe?"
La padrona del negozio guardò verso le scarpe indicate da Sara e rispose con fare distratto: "Cento euro, non leggi il cartellino? Che numero porti?". Sara guardò perplessa il cartellino mentre pronunciava il suo numero di scarpe. "Bene - disse la signora - è proprio il numero della vetrina. Ed è l’ultimo paio!".
"OOH", disse Sara, stupita per la curiosa coincidenza. Poi anche la signora, riguardando il cartellino dove, al posto dei due ZERO c’erano due simpatiche O, lesse ad alta voce: "UnoOO!", allora si rivolse verso Sara e disse: "ti chiedo scusa, ripensandoci, il prezzo giusto è quello che hai detto tu" e, senza indugiare, consegnò le scarpe a Sara con un sorriso.
Così Sara, girato il primo angolo, si sedette su un gradino, si tolse le vecchie scarpe, indossò le nuove e corse di filato verso la scuola.
La signora tolse via dalla vetrina anche il cartellino che ripose in un angolo e così i fratelli O si riposarono per il resto della giornata aspettando il ritorno dei fratelli ZERO. La giornata trascorse in fretta anche se per tutto il tempo i fratelli O dovettero sorbirsi il racconto delle prodezze e della vita speciale del signor numero UNO.
Finalmente, giunta la sera, rientrarono i signori ZERO, affannati ma felici.
Il negozio era già chiuso e venne più semplice ai fratelli O uscire da sotto la saracinesca perché, dopo un giorno di digiuno, erano un po’ più magri. Avevano una fame da lupi e, per questo salutarono velocemente i nuovi amici che avrebbero voluto raccontare per filo e per segno le cose belle che avevano visto.
I fratelli ZERO, a loro volta, rientrarono nel negozio e andarono a sistemarsi sul cartellino accanto al numero UNO che nel frattempo, essendosi addormentato, non si era accorto di nulla.
Mentre si stavano allontanando, i fratelli O si sentirono chiamare: "Ehi amici, tornate a trovarci ancora. E’ stato bellissimo!".
"Certo - risposero - ci rivedremo presto!". E, sorridendo, uno dei due sussurrò all’altro: "Ne combineremo delle belle"