Rime e Storie

sep_06
sep_06

rime a distanza e storie in sichitanza 

FIABE  E RACCONTI

LA FRITTATA

2016-10-27 01:53

nonna Marina

FIABE E RACCONTI, RACCONTI, famiglia, scuola,

LA FRITTATA

La prima gita scolastica e una frittata speciale.....

news9-1581094787.png

"Pranzo a sacco. Cosa vuol dire, mamma?"

La mamma di Andrea aveva appena finito di leggere il volantino che gli avevano dato la mattina le maestre a scuola con tutte le indicazioni per la gita di sabato, la sua prima gita da solo senza mamma e papà.

Orari, indicazioni sulle cose da portare (in particolare scarpe chiuse e un cappellino per il sole), scritte con grossi caratteri come se dovessero leggerli i bambini (che ancora naturalmente non sapevano leggere). Il volantino chiudeva così: pranzo a sacco e già Andrea pensava ad un enorme sacco dove le maestre avrebbero stipato leccornie di ogni tipo (lui era particolarmente goloso di dolci) e, al comando prestabilito, tutti avrebbero potuto ficcarci dentro le mani per catturare a profusione ogni delizia, comprese quelle proibite che la mamma chiamava ’schifezze’.

"Pranzo a sacco vuol dire che la mamma ti preparerà qualche panino imbottito, qualche succo di frutta, una brioscina, metterà tutto nel tuo zaino, e via".

"Tutto qua?" esclamò Andrea deluso.

"Si, tutto qua.  Al massimo potrei preparati una frittatina, sperando che resti calda fino al momento del pranzo".

"Va beneee..." disse Andrea, pensando in cuor suo che non aveva nessuna voglia di andare a quella gita.

A quella gita però bisognava andare perché da tempo le maestre li avevano preparati dicendo che si sarebbero recati in un bosco grandissimo a raccogliere foglie di ogni tipo e che poi avrebbero fatto un lavoro e bla bla bla... Ad Andrea l’idea sembrava astratta e lontana, ma soprattutto non voleva avventurarsi senza la mamma e il papà.

La mattina di sabato il sonno lo vinceva ancora più del solito e solo per l’insistenza della mamma, si alzò e si sedette sulla sedia davanti al tazzone di latte. Con gli occhi ancora socchiusi, guardava sottecchi la mamma che armeggiava in cucina.

Aperto il frigorifero, prese due uova, le ruppe di colpo contro il bordo del piatto e cominciò a sbatterle con la forchetta. Il ticchettio continuo contro il bordo gli conciliava ancora di più il sonno, ma per darsi un contegno, a ogni richiamo della mamma, beveva un sorso. Poi la mamma aprì di nuovo il frigo e prese uno dei due barattoli di formaggio grattugiato (Andrea si chiedeva come faceva mamma a riconoscere un formaggio dall’altro) e ne versò una bella dose sulle uova, poi venne il turno di un po’ di pangrattato e del sale. Poi, acceso il fuoco, poggiò sui fornelli una padellina rotonda, vi versò prima un po’ d’olio e poi l’impasto al quale fra l’altro aveva aggiunto un po’ di prezzemolo sminuzzato finissimo, infine chiuse con un coperchio di uguale misura. Poi si girò verso Andrea e disse con un fare che non ammetteva repliche: "Andrea finisci il latte!."

 Andrea fece la mossa di bagnare un biscotto nel latte per prendere tempo e vedere il seguito della frittata.

Poco dopo infatti la mamma impugnò la padellina e dopo avere indossato il guantone della cucina, capovolse la frittata sullo stesso coperchio, e poi la fece scivolare di nuovo nel pentolino. Sembrava la mamma uno di quei clown giocolieri che erano venuti qualche mese prima a scuola.

In quel momento un odore pungente e stuzzicante penetrò le sue narici, decise di svegliarsi definitivamente, finì l’ultimo sorso di latte, corse in bagno a lavarsi mani, faccia e denti e ritornò in cucina. In piedi, ma a debita distanza dai fornelli, guardava la mamma che completava l’opera.

Spento il fuoco, la frittata scivolò su un piatto ed apparì nella sua perfetta rotondità, una piccola torta senza increspature e irregolarità che emanava un odore intenso, lì per lì poco conciliabile con il gusto recente del latte fresco ma che, ne era certo, gli sarebbe stato molto gradito al momento del ’pranzo a sacco’.

A un certo punto Andrea capì che anche per i suoi genitori quello era un gran giorno.  Papà era uscito di buon mattino per comprare, prima di andare al lavoro, le sue pagnotte preferite. Ed ecco la mamma con un coltello di quelli buoni, taglia in due la pagnotta, toglie via la mollica, e, ahimè, taglia anche la frittata in maniera da ricavarne un cerchio più piccolo, della stessa misura del pane.

"Oh noo!" disse Andrea, vedendo sfregiata la sua frittata.

La mamma capì subito il disappunto di Andrea e disse: "con tutti i ritagli ti imbottisco il secondo panino".

"Io non mangerò due panini" disse ancora più seccato Andrea.  "Puoi sempre offrirlo ad un compagno o ad una compagna. Su, andiamo a vestirci, sta per arrivare Stefano con il suo papà".

"Ecco - pensò Andrea - i miei genitori non mi accompagnano neanche, sono davvero un bambino infelice." 

Ma quando la mamma gli mise sulle spalle lo zainetto dove aveva messo, fra le altre cose, la frittata calda e profumata avvolta nella stagnola, pensò:" il secondo panino potrei darlo a Arianna", che era la sua compagna preferita, con i capelli neri e gli occhi azzurri di cielo (lui invece era biondo con gli occhi marroni di cerbiatto, così diceva la maestra che aveva dato a ognuno un soprannome in base al colore degli occhi).

Quando arrivarono davanti al pullman, questo gli apparì gigantesco, il papà di Stefano fece salire prima Stefano e poi Andrea, sollevandolo un po’ per via dei gradini troppo alti.

Sul pullman la maestra accolse i due bambini e indicò loro il posto dove sedere.

Andrea si tolse lo zaino dalle spalle e lo depose sulle gambe: il tepore e l’odore che promanava gli faceva sembrare che la mamma fosse ancora con lui.

"Vuoi posare lo zaino su?" provò a chiedergli l’altra maestra che stava facendo un giro di controllo. "No" disse Andrea, sollevando lo zaino e stringendolo tra le braccia.

"Come vuoi" disse la maestra che fu, anche lei, raggiunta da un magico odore di cucina casareccia. In quel momento era salita Arianna che andava a sedersi in un posto rimasto libero in fondo al pullman.

Quando passò davanti ad Andrea, gli occhi di cerbiatto incrociarono gli occhi di cielo e Andrea sollevò lo zaino ancora un po’ e lo strinse più forte, più vicino allo stomaco, più vicino al cuore. Finalmente il pullman si mise in moto. Andrea alzò lo sguardo verso la maestra che intonava un motivo a lui molto caro, e così, quasi senza accorgersene, cominciò a cantare insieme a tutti gli altri.