Rime e Storie

sep_06
sep_06

rime a distanza e storie in sichitanza 

FIABE  E RACCONTI

LIBERTÀ', DESIDERIO E L'ONNIPOTENTE

2017-04-15 20:41

nonna Marina

FIABE E RACCONTI, FIABE, Racconti delle origini,

LIBERTÀ', DESIDERIO E L'ONNIPOTENTE

Storia di un Creatore appassionato e commosso per la sua Creatura.

news24-1581094787.png

I Parte: come la storia ebbe inizio... 

          L’Onnipotente guardava e riguardava l’opera delle sue mani: ogni galassia con le sue innumerevoli stelle che brillavano come un ineguagliabile spettacolo pirotecnico, e i pianeti che attorno alle stelle si muovevano affamati di luce e di calore.

          Come un esperto tessitore impreziosiva il tutto continuamente e in particolare aveva preso a cuore uno di questi pianeti, dove fece scorrere in abbondanza acque dolci e salate e che popolò di innumerevoli specie animali dentro le acque ma anche fuori, consentendo ad alcuni di essi persino di librarsi in aria, fino agli estremi confini oltre i quali solo agli angeli è possibile volare. 
          Ogni mattina ritornava a osservare questo pianeta speciale, e quest’attività era divenuta per Lui quasi un gioco; infatti con un suo colpo di tosse franavano i monti, con uno starnuto si scatenavano temporali e bastava che lui battesse i piedi che la terra tremava. Ma poi anche questo gioco gli venne a noia e decise di lasciare che l’acqua, l’aria, la terra, il fuoco fossero liberi di giocare tra loro, anche se ciò spesso causava distruzione e terrore tra tutti gli esseri viventi.
         Questi infatti non erano in grado di intervenire sulle forze della natura e subivano il loro destino senza incidere minimamente sul corso degli eventi.
          "Non c’è trama! Non c’è trama!" Egli ripeteva e guardava quel puntino d’universo come un sarto guarderebbe un tessuto incompleto, ma nessuno di quelle creature lo capiva, né quelle dell’acqua, né quelle del cielo, né quelle della terra. D’altronde così le aveva fatte proprio lui. Di che si lamentava? 
          D’un tratto ebbe chiaro cosa mancava e arrivò alla conclusione che avrebbe dovuto coinvolgersi di più con la sua opera mettendo in azione qualcosa o qualcuno del mondo splendido in cui Lui stesso abitava.
Guardandosi intorno, vedeva innumerevoli schiere di angeli svolazzare al suono di ineffabili melodie. Due di essi, piccoli ma particolarmente svegli, erano noti a tutti per la loro irrefrenabile allegria e simpatia.
          Pensò di convocarli subito ed essi, Desiderio e Libertà si chiamavano, accorsero in un attimo. 
          Senza tanti convenevoli, disse loro: "Ho intenzione di mandarvi sulla terra dove dovete abitare nel cuore della nuova creatura che ho intenzione di creare". I due fratelli si guardarono l’un l’altro, presi entrambi da una sensazione di tristezza mischiata a paura.
          "Ma - provò ad obiettare timidamente Libertà - hai pensato bene alle conseguenze? Una tale mescolanza non si è mai vista fino ad ora!"
          "E’ vero - rispose l’Onnipotente - conosco il rischio che corriamo. Ma mi piace l’imprevisto e poi, a cosa serve aver fatto tutto questo se nessuno mi ringrazia, nessuno mi cerca, nessuno continua la mia opera, nessuno ricambia il mio amore?"
          Mentre Egli diceva queste parole, i due ragazzini videro risplendere nei Suoi occhi uno scintillio straordinario e capirono che non sarebbe stato possibile distoglierlo dal suo progetto. 
          Fu così che l’Onnipotente si mise al lavoro, modellò non una soltanto ma due figure che superavano tutte le altre in bellezza ed eleganza, perché da subito comprendessero di essere fatti per l’Amore. Poi con un soffio del suo potente alito sospinse Desiderio e Libertà fino a dove essi giacevano addormentati, raccomandando ai due angeli di abitare nei loro cuori e nelle loro menti. 
          Quando l’Uomo e la Donna, appena svegli, si alzarono in piedi e puntarono lo sguardo lontano, all’ultima striscia dell’orizzonte, dove il mare sembrava ricongiungersi col cielo e il sole, alle prime luci dell’alba stava sorgendo irradiando una luce spettacolare, furono presi da una gioia indescrivibile ed anche Lui, l’Onnipotente finalmente si sentì soddisfatto e andò a riposare. 
II Parte: come la storia continua...
          Purtroppo i timori di Libertà si dimostrarono assai fondati. Non passò molto tempo che gli uomini e le donne, lasciati totalmente liberi dall’Onnipotente, non riuscivano ad intendere i suggerimenti dei due angeli che presto invece trattarono come schiavi per farne quello che essi volevano.
Non contenti della semplicità di Desiderio, presero spunto da lui per diventare avidi, prepotenti, disordinati, invidiosi, gelosi, insomma cattivi. Usarono di Libertà per giustificare ogni loro capriccio personale oppure per dar corso a ribellioni e rivoluzioni, provocando guerre sanguinose e interminabili, alla fine delle quali però non si riusciva a tenere fede alle intenzioni di giustizia e di felicità che li avevano inizialmente mossi. In qualcuno, a dire il vero, ogni tanto Libertà e Desiderio riuscivano ad abitare senza sentirsi soffocare: si trattava per lo più di persone speciali che avevano ben presente il loro legame con l’Onnipotente, che guardavano spesso il cielo e che continuavano ad essere disponibili ai fratelli.
          Fu così che una notte mentre uno di questi Giusti dormiva, Desiderio e Libertà, stanchi di secoli e secoli di sciagure, decisero di parlarne con l’Onnipotente.

          Lasciarono l’uomo addormentato e andarono a sedersi sulla battigia a guardare, immersi nel buio, la scia luminosa del riflesso della luna sul mare. 
          Rincuorati dallo scroscio delle onde che si infrangevano sugli scogli, cominciarono a parlare.
          "Siamo esausti. E’ stato un vero fallimento" - esordì Libertà.
          "Il fatto è che - aggiunse Desiderio, cercando di correggere un po’ i toni della sorella - sembrerebbe che grazie a noi, questa creature, nella maggior parte dei casi, sono diventate peggiori, anziché migliori delle altre".
          "Certo - sussurrò Libertà che si rese conto di essere stata troppo catastrofica - di cose meravigliose ne hanno fatte in tutti questi anni: hanno scoperto tante di quelle cose, messo su splendide piantagioni e grandi allevamenti, costruito case, stradi, ponti; attraversati fiumi e mari, edificato splendidi templi per onorare il tuo nome."
          "Ma - sopraggiunse Desiderio che aveva la capacità di guardare più in profondità le cose - è fra di loro che non funziona, è una continua lotta dentro le famiglie, le città, i paesi ... e tutto va in rovina!"
          "Già - disse Libertà - proprio non riescono ad essere amici fra loro."
          Detto questo trovarono il coraggio di alzare lo sguardo verso l’Onnipotente; in fondo essi sapevano che Lui conosceva ogni cosa ma allo stesso tempo pensavano che non sarebbe stato più possibile per loro continuare a sostenere da soli quel grande peso e quella responsabilità! 
          Quando videro però l’espressione di immenso dolore sul Suo viso, quasi si pentirono di avere osato tanto e tacquero. Sembrava che anche il mare tacesse in attesa di sentirlo parlare. Dopo qualche tempo che sembrò interminabile Egli disse: "sapevo che sarebbe stato difficile. Ma non vi avevo raccomandato di risiedere e di dar frutto soprattutto nel cuore dei Giusti?"
          Libertà, che fra i due era la più insofferente, pensò: "Lo sapevo che finiva così, come se alla fine fosse colpa nostra!"
Ma Desiderio si affrettò a parlare: "Si disse, troviamo ristoro e pace nei cuori dei Giusti, ma sono sempre meno e sempre più stanchi; non gli basta più erigerti un tempio o lanciarti grida e suppliche, loro vorrebbero...vorrebbero... - ma qui la voce cominciò a tremargli e un nodo gli salì alla gola - vorrebbero ...vederTi."
          "Si, disse Libertà, improvvisamente allietata da una nuova prospettiva - dovresti andarci Tu tra loro, Tu in Persona!"
Negli occhi dell’Onnipotente si riaccese la luce dei primordi.           "Lo so - disse - pensate che cambieranno?"
          "Certo!" - disse Libertà, tirando un grosso respiro di sollievo.
          "Forse - soggiunse Desiderio - se capiranno quanto li ami!" disse perdendosi con lo sguardo rivolto verso il mare che, nel frattempo, aveva ripreso il suo canto. 

Â